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Giuseppini del Murialdo

La presenza dei Giuseppini nel quartiere San Lorenzo ha inizio il 16 marzo 1904: il primo arrivato, p. Maurizio Chamossi, aveva preso possesso proprio quel giorno di una casa sita in via dei Campani 72, per dare l’avvio ad un’attività pastorale rivolta soprattutto ai giovani.

Ve li aveva invitati il papa Pio X, eletto appena l’anno precedente, che, da patriarca di Venezia, aveva conosciuto i Giuseppini in quella città nella loro attività al patronato Pio IX, e, in una sua visita a Roma, aveva visto il nascente quartiere san Lorenzo e le grandi necessità pastorali che vi si prospettavano.

Ma quali le origini dei Giuseppini? La “Congregazione di san Giuseppe” (questo il nome ufficiale) ha un suo padre, san Leonardo Murialdo, ed una sua culla, il Collegio Artigianelli di Torino.

Questa istituzione dell’ottocento torinese, fondata per ospitare ed assistere ragazzi abbandonati o sbandati, era nata dal cuore grande di un sacerdote, don Giovanni Cocchi: un’istituzione molto impegnativa, sia per le scarse risorse economiche di cui disponeva, ma soprattutto per l’attività educativa da svolgere a beneficio di quei ragazzi.

Per una di quelle vie misteriose, che solo la Provvidenza conosce, fu chiamato alla direzione degli Artigianelli un giovane sacerdote torinese, il teologo Leonardo Murialdo. Aveva dedicato per alcuni anni le sue primizie sacerdotali agli oratori torinesi.

Penultimo di otto figli di una famiglia benestante, aveva sperimentato, all’età di otto anni, il dolore per la perdita del papà. La mamma scelse di affidarlo, per la sua educazione, al collegio dei Padri Scolopi di Genova, dove rimase dall’età di otto all’età di quindici anni: un periodo fondamentale per la sua formazione umana, culturale e religiosa. Purtroppo l’ambiente collegiale gli procurò una crisi adolescenziale che lo allontanava dal Signore e che superò con l’aiuto sia della mamma che di un amico sacerdote. Per la ritrovata pace del cuore in Dio non cesserà per tutta la vita di parlare “dell’amore infinito, attuale e individuale che Dio ha per tutti gli uomini”. E decise di servire il Signore nello stato sacerdotale.

Accettò la direzione degli Artigianelli solo perché convinto di seguire la volontà di Dio. Non era un incarico di onore, ma di gravosa responsabilità religiosa, civile ed economica, che durerà per trentaquattro anni e sarà la palestra della sua santità.

Gli “artigianelli”, provenienti da famiglie poverissime o dissestate, erano bisognosi di tutto: pane, istruzione, educazione, preparazione alla vita. Occorreva un’intensa azione educativa a beneficio dei ragazzi (“affinché non si perdano” diceva il Murialdo) e di guida verso le persone che prestavano la loro opera nel collegio (assistenti, insegnanti, maestri d’arte), in genere personale esterno stipendiato. Azione educativa fondata sulla dolcezza e sulla dedizione ai ragazzi stessi, per formarne “buoni cristiani e onesti cittadini”, superando anche le difficoltà dovute alla loro poca corrispondenza (“poveri e abbandonati: ecco i due requisiti che costituiscono un giovane come uno dei nostri”).

A questo atteggiamento stimolò i suoi collaboratori, esortandoli ad essere convinti educatori. Trovò tra di essi chi desiderasse condividere questa sua ansia apostolica per farne una ragione fondamentale della propria vita.

Da questa unione di intenti nacque in forma del tutto riservata, in una piccola cappella del collegio, la “Congregazione di san Giuseppe”. Era il 19 marzo 1873 e il nome di san Giuseppe si imponeva da sé, quale patrono degli operai (i ragazzi Artigianelli) e degli educatori cristiani (come padre legale di Gesù).

Questa forma latente della nascita rimase anche caratteristica per lo sviluppo della Congregazione; all’inizio, per le altre istituzioni dipendenti dagli Artigianelli, poi per le richieste che Il Murialdo ebbe al di fuori del Piemonte. Il lento cammino portò la Congregazione ad essere presente, alla morte del Murialdo (30 marzo 1900), in diverse opere distribuite in Piemonte, Veneto, Trentino, Emilia, Dalmazia.

Successivamente, nel nuovo secolo, i Giuseppini si stabilirono a Bergamo e a Roma; subito dopo venne aperta la prima missione in Libia; fu poi la volta della missione in Brasile e, alcuni anni più tardi, nel Napo in Ecuador. Fiorirono poi nuove opere sia in Italia, al nord e al sud, che all’estero. Attualmente la Congregazione è presente, per l’Europa, in Italia, Spagna, Albania e Romania; per l’America, in USA (California, Ohio), Messico (Districto Federal, Aguascalientes, Sonora), Colombia, Ecuador, Brasile, Cile, Argentina; per l’Africa, in Guinea Bissau, Sierra Leone, Ghana; ultima presenza, in ordine di tempo, in India (Kerala e Tamil Nadu).

La Congregazione di san Giuseppe desidera dare, nella Chiesa, il suo modesto contributo per la crescita del Regno di Dio, mettendo a disposizione le doti, le capacità e l’impegno dei suoi membri. Essi, sacerdoti e fratelli, si consacrano al servizio di Dio con la professione dei voti di povertà, castità e obbedienza; ed esprimono la loro unità di intenti vivendo in comunità. Ciascuno di essi opera in un determinato settore od ufficio, mettendo in atto le doti ricevute dal Signore.

Il campo di attività della Congregazione è molto vario: vi si trovano oratori, case-famiglia, colonie agricole, convitti, scuole, centri di formazione professionale, centri giovanili, parrocchie, missioni.

Il piccolo seme, germogliato sotto il nome di san Giuseppe, continui a portare i suoi frutti sotto la guida e la benedizione di san Leonardo Murialdo.

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