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Il mondo giovanile

Tratti caratteristici della cultura contemporanea

La dimensione temporale

Il tempo per l’uomo contemporaneo è percepito come una sequenza ininterrotta di attimi assoluti nell’accezione latina di ab.solutus = sciolto. Siamo davanti ad una concezione puntiforme del tempo: c’è solo un “qui” ed “ora”, sciolto e disconnesso da un prima e un dopo. Le parole e le espressioni più comuni in questo tipo di concezione del tempo sono: “adesso”, “oggi”, “subito”, “istante”, “attimo”; “la vita è adesso”!
Ovviamente espressioni come: per sempre…itinerario, viaggio, attesa, pazienza perdono pregnanza e valenza, sono termini svuotati di significato. Quali le implicazioni, le conseguenze di una simile concezione? Innanzitutto ci troviamo di fronte ad una svalutazione del passato, della memoria. Si vive senza radici storiche, tradizionali. Il passato non ci appartiene né tanto meno noi ci sentiamo di fare parte di un passato!
A mancare, però, è anche il respiro e la prospettiva del futuro. Il futuro, cioè, non è considerato un orizzonte di riferimento normativo, non è vissuto come la linea orientante la nostra vita, il nostro agire.

La dimensione spaziale

Nell’era moderna e contemporanea lo spazio non è solo ed essenzialmente luogo della “fisicità”. Esso, piuttosto, si è de-materializzato, è diventato “meta-fisico”: per molti, infatti, non occorre più essere in presenza fisica per instaurare relazioni; si sperimenta una nuova dimensione della prossimità che diventa in un certo senso immateriale. Il prossimo non è più colui che mi sta accanto, che mi vincola e mi interpella; il prossimo virtuale è piuttosto colui che condivide frammenti di intimità mediati attraverso canali immateriali, non fisici. Spesso sono gli stessi luoghi virtuali a creare i luoghi fisici: la musica crea la discoteca e il concerto; il fumetto crea la compagnia; il giornale crea il circolo culturale e viceversa, Internet crea news group che si danno appuntamento via Internet in luoghi fisici per vedersi e uscire dalle proprie solitudini, la radio crea riconoscimento tra gli amici. Si dice spesso: ho un sacco di amici, ma esplorando meglio questo mondo di amici si scopre che essi sono, invece, dei “contatti” via internet, vissuti e sperimentati in uno spazio virtuale nel quale ciascuno può essere ciò che nella realtà non è; può svelarsi senza maschere perché, tanto, non è del tutto riconoscibile.

La frammentazione del presente

Crisi del tempo e dello spazio portano a vivere un presente frammentato: viviamo nel frammento del presente e sperimentiamo sulla nostra pelle la frammentazione. Viviamo in una società caratterizzata essa stessa dalla frammentazione. Un tale stato provoca la perdita del centro di riferimento, di un orizzonte definibile, facendo nascere una crisi di riferimento stabile.
Questa complessità del presente porta a considerare la propria esistenza non aperta ad una stabilità di impegni, ma costretta nella frammentazione; di conseguenza parole come “progetto” fanno fatica ad entrare nell’orizzonte esistenziale delle persone. Mancando un progetto che abbia le caratteristiche del medio e lungo termine, si è portati ad adattarsi agli schemi culturali predominanti; questa dinamica di appiattimento sul presente mette in crisi tutte le scelte definitive, quali il matrimonio, la vita religiosa, il sacerdozio.

Ricadute nella cultura giovanile

Policentrismo ed appartenenze multiple

ilmondogiovanileIl modo di vivere dei giovani è scandito tra molteplici appartenenze, condizioni, riferimenti culturali; compongono in un’unica esperienza varie biografie, senza attribuire ad alcuna di esse un carattere preminente o esclusivo; mettono in atto scelte e decisioni che hanno la caratteristica essenziale di non precludere le molteplici opportunità che la vita presenta o fa intendere di poter avere a disposizione. Vivono in modo naturale l’esposizione a un contesto sociale differenziato; è più disposto a fare un mosaico che a cercare un baricentro, a districarsi in un mercato di bancarelle che a seguire un corteo. La loro vita si snoda su più poli non necessariamente in relazione fra di loro. A ciascuno di questi viene attribuito un valore, perché risponde a esigenze che altri non sono capaci di esaudire.

Ampliamento delle possibilità di sperimentare

Per molti giovani la vita è soprattutto riuscire ad ampliare sempre di più le possibilità di viverla. È importante fare molte esperienze, arricchire continuamente l’esistenza, moltiplicare incontri, confronti, panorami, scenari, emozioni; piace una vita varia, articolata, densa di stimoli e di sollecitazioni, continuamente aperta alla novità. La felicità non abita nel quotidiano, ma nello straordinario. Le scelte fondanti che esigono selettività e gerarchia, o il ricondurre la vita in termini di unitarietà e priorità, non è nel modo di pensare dei giovani.

Domanda di relazioni che si esprime con nuovi linguaggi

Il forte desiderio di relazioni, la globalizzazione dell’informazione e dei mezzi di comunicazione di massa favorisce i contatti tra i giovani e in particolare i loro nuovi linguaggi (musicali, artistici in senso lato). Navigare in Internet è per loro naturale e li fa sentire protagonisti di nuovi mondi, abitanti di un villaggio globale. In tutte le latitudini la musica, i ritmi, le espressioni della corporeità sono gli strumenti attraverso cui passano i manifesti del modo di vivere dei giovani, il loro modo di pensare, di mettersi in comunicazione tra loro e con gli adulti, l’aspirazione agli ideali ed alla realizzazione dei propri sogni.

Difficoltà nel progettare il futuro

Molti giovani vivono traumaticamente il rapporto col futuro, sia perché se ne sentono scippati dal mondo adulto, che secondo loro hanno lasciato questo mondo “come si lascia un panno sporco in lavanderia”, sia perché non intravedono una prospettiva globale, ideali alti, cose per cui val la pena di impegnarsi e per cui vivere. Il futuro è al massimo uno straordinario nero o bianco che sia, positivo o mortale come purtroppo spesso capita, in cui sembra abiti la felicità. E allora? Allora è meglio emozionarsi, provare, sentire; è meglio il desiderio ed il piacere di un attimo fuggente, piuttosto che la felicità e la gioia di un progetto realizzato che richiede investimenti a lungo termine e per il quale occorre accogliere, allevare, camminare, scoprire…attendere. Come fare per non provare l’angoscia per la mancanza di futuro, di sogni, di progetti? Si prova ad attraversare il più velocemente la vita piuttosto che ad abitarla ed il miglior anestetico per questo attraversamento veloce della vita è il consumo, il possesso di beni materiali; purtroppo questo anestetico è di breve durata e scarsamente efficace poiché non appaga, non garantisce la felicità ed inoltre alza sempre il prezzo per il suo utilizzo: comprare, spendere, possedere, cambiare, sostituire sempre più!

Fragilità e solitudine di fronte allo sviluppo e al consumo

L’esorbitante numero di occasioni, di proposte, di iniziative che vengono offerte, di beni materiali e di consumo disponibili distrugge la capacità di scegliere, di decidere, di orientarsi; rende fragili. È per loro difficile trovare riferimenti morali soprattutto riguardo alla vita affettiva e sessuale, riguardo all’uso dei beni, del tempo della loro stessa giovinezza. Desiderano molto più di quanto propone loro la società o gli adulti, ma le fonti dell’etica diventano sempre più soggettive. Oggi, contrariamente a qualche decennio fa, i giovani sono tornati a porsi domande religiose e se le pongono in un contesto di grande pluralismo, a contatto quotidiano con esperienze religiose differenti. Sempre più di frequente sono sollecitati a confrontarsi con islamismo, buddismo, esperienze di chiese cristiane sorelle, religioni indù.
Tutti hanno ragioni e convinzioni da proporre, testimonianze spesso più radicali delle proprie. Tutti avanzano pretese di esclusività.

I luoghi informali: mondi vitali o spazi dell’ambivalenza?

Ma sopra tutti e sopra tutto, il fenomeno che più caratterizza i giovani d’oggi, sia adolescenti che oltre i diciott’anni, è la ricerca di spazi di vita propri, di luoghi in cui passare il tempo senza pagare pedaggi, né fisici, né di simboli, né di immagine: la banda, il muretto, la squadra, la compagnia, il gruppo musicale, la piazzetta, le vasche del corso, la spiaggia, i concerti, il pub, la discoteca, la notte, l’automobile, gli spazi virtuali, la musica, il fumetto e internet. Li hanno sempre chiamati spazi vitali, ma sono anche spazi dell’ambivalenza, perché è in essi che il giovane risolve gli esiti della sua vita, decide da che parte stare, definisce le sue scelte, prende le sue decisioni.
Ogni decisione deve essere “live”, in un contesto in cui pulsa l’esistenza, l’amicizia, il sentirsi vivo e libero.
Sono gli spazi in cui oggi i giovani vivono, si incontrano, sognano, si relazionano, decidono, stanno bene, aspettano che passi il tempo, “sballano”, si scambiano esperienze e decisioni di vita, e in cui emergono anche le domande religiose. I giovani si costruiscono loro luoghi, si defilano dalla realtà adulta, inventano una sorta di società parallela, sicuramente non autosufficiente, ma del tutto impermeabile a presenze non gradite di adulti, si costituiscono come una questione o almeno una sottocultura.
Qui, anziché nei luoghi istituzionali a ciò dedicati, come la scuola, la parrocchia, la famiglia, i giovani pongono la forza e l’emotività necessarie per andare avanti nella vita e per decidere che farne. Per le relazioni affettive, per la decisione degli studi da compiere, per i rapporti sociali, per l’appartenenza alla Chiesa, per la dimensione religiosa spesso influiscono di più questi mondi vitali che il giovane si crea che i nostri luoghi istituzionali. Sono spazi che si ritaglia contro tutto e contro tutti: lo spazio della notte, lo spazio del tempo libero, dello stare, delle cuffie, delle amicizie, della solitudine, dell’attesa indefinita, del silenzio, della ricerca, del girovagare, del rispondere alle convocazioni. In questi spazi si formulano domande, si insinuano sogni, si accendono vocazioni, si cerca il senso e lo si elabora. Questi spazi creano al giovane una sorta di piattaforma da cui è necessario partire per qualsiasi viaggio nella vita, per qualsiasi ricerca di risposte o aiuti o prospettive. La casa del senso è la vita quotidiana con il suo insieme di relazioni, esperienze affettive, attività del tempo libero. Il senso lo va scoprendo entro i luoghi dell’invenzione della speranza e della constatazione delle delusioni, nel ricamo di percorsi che inventa con il suo scooter o la sua macchina, nella progettazione delle risposte alle sue aspirazioni che avviene spesso nel gruppo del muretto, nella passeggiata sul corso, ai bordi dei campi da gioco o nei parchi, sui tediosissimi spostamenti in bus per andare a scuola o al lavoro, nelle amicizie di una stagione.

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